Cosa sapere prima di investire sulle obbligazioni

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Carissimi amici, oggi voglio proseguire le spiegazioni relative ai tipi di investimento online e vorrei parlarvi precisamente di cosa sono le obbligazioni.
Nei prossimi incontri approfondiremo altri strumenti di investimento quali i titoli di stato, i fondi comuni di investimento, i warrant, i covered, le opzioni e i futures.

Iniziamo a capire cosa sono:

Le Obbligazioni (spesso chiamata con il termine inglese bond) sono quotate in borsa come le azioni ma sono da interpretare come un prestito che possiamo concedere ad un ente pubblico o una società privata.
In cambio ci saranno riconosciuti degli interessi periodici ed alla scadenza del prestito il rimborso totale del capitale concesso.
A differenza delle azioni esiste un metodo di calcolo universale e standard per determinare il prezzo delle obbligazioni, esse sono un titolo che è molto stabile di valore nel tempo, a basso rischio-volatilità, non soggette all’euforia, al panico dei piccoli risparmiatori e alla speculazione che influenzano i corsi azionari.

Lo scopo di un’emissione obbligazionaria (o prestito obbligazionario) è il reperimento di liquidità.
E’ logico pensare che la garanzia di rimborso debba essere alta, infatti, come per qualsiasi prestito che possiamo elargire nel corso della vita, abbiamo la necessità di stare ben attenti a chi prestiamo i soldi. Dovremo quindi, valutare che l’azienda sia solida e in grado di rimborsarci alla scadenza.

Di solito il rimborso del capitale avviene alla scadenza al valore nominale e in un’unica soluzione, mentre gli interessi sono liquidati periodicamente (trimestralmente, semestralmente o annualmente). L’interesse corrisposto periodicamente è detto cedola perché in passato per riscuoterlo si doveva staccare il tagliando numerato unito al certificato che rappresentava l’obbligazione.
Se l’emittente non paga una cedola (così come se è insolvente nei confronti delle banche o di creditori commerciali), un singolo obbligazionista può presentare istanza di fallimento.

Vanno anche presi in considerazione i rischi che possono essere dovuti al rischio valutario se le obbligazioni sono in valuta estera e, in ogni caso, un rischio temporale perché nella teoria economica ogni impresa aspira a vivere in eterno, ma in un orizzonte superiore ai 5 anni le previsioni sulla redditività sono molto poco affidabili. In un orizzonte di 25-30 anni che riguarda alcune obbligazioni, lo sono pure le previsioni sulla sopravvivenza stessa della società. Oltre i 10 anni, molti investitori infatti preferiscono titoli di Stato.
E’ importante sapere che l’andamento delle azioni solitamente è opposto a quello delle obbligazioni che sono un mercato di lungo termine in cui si investe liquidità (che è immobilizzata) quando la borsa è in calo e l’investimento a breve termine in titoli è meno redditizio.

Le Obbligazioni sono di diversi tipi:

  • Obbligazioni callable: sono delle obbligazioni a tasso fisso per le quali l’emittente si riserva la facoltà di rimborsarle prima della reale scadenza delle stesse.
  • Obbligazioni convertibili: sono obbligazioni che incorporano la facoltà di convertire, ad una scadenza prefissata, il prestito obbligazionario in azioni secondo un rapporto di cambio predeterminato.
  • Obbligazioni a tasso fisso: sono obbligazioni che remunerano l’investimento ad un tasso di interesse fisso stabilito prima dell’emissione.
  • Obbligazioni a tasso variabile: sono obbligazioni che remunerano l’investimento ad un tasso di rendimento che varia in base ad un parametro di riferimento, che può essere di natura monetaria, finanziaria o in base all’andamento del prezzo di materie prime. Il tasso varia a determinate scadenze temporali seguendo i tassi di mercato.
  • Obbligazioni Zero-Coupon (o Zero-Coupon Bonds, abbreviato ZCB): sono obbligazioni senza cedola (coupon) che quindi non liquidano periodicamente gli interessi ma li corrispondono unitamente al capitale alla scadenza del titolo. La durata è uguale alla sua vita residua.
  • Obbligazioni strutturate: sono obbligazioni il cui rendimento dipende dall’andamento di un’attività sottostante.
  • Obbligazioni Subordinate: sono obbligazioni il cui rimborso, in caso di procedura fallimentare, avverrà solo dopo aver soddisfatto tutti i creditori privilegiati e chirografari.
  • Rendite perpetue: sono obbligazioni che corrispondono perpetuamente una cedola predefinita. Tali obbligazioni non presuppongono nessun rimborso a termine.

Tirando le somme sulle variabili da considerare nella scelta delle singole obbligazioni, abbiamo:

  • La natura dell’emittente (stato, istituzioni finanziarie nazionali o internazionali, aziende private ecc…),
  • La sua affidabilità come debitore, (solvibilità) dell’emittente, viene espressa ed individuata tecnicamente dal livello del rating. Il rating esprime la classificazione della qualità degli emittenti di un titolo obbligazionario secondo determinati criteri che spaziano dalla solidità finanziaria alla potenzialità dell’emittente. Esistono istituti che propongono differenti notazioni concernenti la qualità dei debitori, tra i più noti vi sono Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. Tali aziende di rating eseguono un costante monitoraggio delle società emittenti. Concretamente il rating è una sorta di punteggio ponderato che gli istituti attribuiscono ai differenti emittenti. Le obbligazioni con rating AAA esprimono il più alto grado di qualità dell’emittente.

L’investimento a rischio nullo o quasi

rischionullo20111.jpgSe siete dei principianti e non avete nessuna voglia di buttare i vostri risparmi in investimenti ad alto rischio. Ma siete disposti a osare qualcosa di più dei Bot e del conto corrente. I bond (in italiano obbligazioni) potrebbero essere la vostra terza via.

Ma non tutti hanno le stesse prestazioni, o meglio lo stesso rapporto costi/benefici. Vediamo quali sono le caratteristiche di questi titoli e come sceglierli.

Investimento a rischio (quasi) nullo: il bond è in sostanza un prestito che il risparmiatore concede a un ente pubblico o a una società privata. In cambio riceve un titolo di debito che gli attribuisce il diritto al rimborso del capitale a una determinata scadenza con un interesse annuo (la cosiddetta “cedola”). Rispetto alle azioni è un investimento a rischio ridotto perché meno soggetto alle montagne russe della Borsa. Ma non a rischio zero perché è sempre legato alle sorti finanziarie dell’emittente: si veda per tutti il caso Parmalat.

Gli elementi variabili di questo tipo di investimento sono:
• la durata: dopo quanto tempo scade l’obbligazione e si può ritornare in possesso del capitale;
• il tasso: può essere fisso (cioè stabilito all’emissione) o variabile (usando come riferimento un parametro di mercato di natura monetaria o finanziaria);
• la valuta: il bond può essere in euro o in valuta straniera se emesso da una società non appartenente all’euro-zona.

La combinazione di questi tre elementi incide molto sulla redditività di un titolo. Ad esempio un bond di lunga durata (decennale) offre un rendimento più alto ma immobilizza il capitale e risente maggiormente della variabilità dei tassi d’interesse. Un bond in dollari deve fare i conti, oltre con l’oscillazione dei tassi d’interesse, anche con quella dei tassi di cambio: un doppio fattore di rischio.

Il migliore è a tasso fisso e in euro. Secondo la rivista Soldi&Diritti la combinazione di fattori vincente per un investimento “tranquillo” è l’emissione in euro, il tasso fisso e la media durata:

• emissione in euro: mette al riparo dalle oscillazioni dei cambi. Con un’obbligazione in dollari, ad esempio, il capitale che viene restituito alla scadenza può essere maggiore o minore di quello investito a seconda che il dollaro nel frattempo si sia rivalutato o svalutato nei confronti dell’euro. Un fattore che aumenta il rischio;
• tasso fisso: consente di sapere fin dal momento della sottoscrizione il valore della cedola – questo tasso dà però la misura del rendimento effettivo solo se il titolo viene conservato fino alla scadenza;
• durata 5-7 anni: nonostante le offerte delle banche è meglio evitare titoli decennali perché, pur avendo cedole più alte, penalizzano il risparmiatore in caso di vendita anticipata. Infatti se il bond viene rivenduto prima, per calcolare il rendimento reale bisogna considerare la differenza tra il prezzo d’acquisto iniziale e quello di vendita. E se nel frattempo i tassi si sono alzati, per rivendere il bond, che in quel momento ha un rendimento più basso di quelli offerti dal mercato, si è costretti ad abbassare il prezzo.

Fonte: www.tradingborsa.info