L’investimento a rischio nullo o quasi

rischionullo20111.jpgSe siete dei principianti e non avete nessuna voglia di buttare i vostri risparmi in investimenti ad alto rischio. Ma siete disposti a osare qualcosa di più dei Bot e del conto corrente. I bond (in italiano obbligazioni) potrebbero essere la vostra terza via.

Ma non tutti hanno le stesse prestazioni, o meglio lo stesso rapporto costi/benefici. Vediamo quali sono le caratteristiche di questi titoli e come sceglierli.

Investimento a rischio (quasi) nullo: il bond è in sostanza un prestito che il risparmiatore concede a un ente pubblico o a una società privata. In cambio riceve un titolo di debito che gli attribuisce il diritto al rimborso del capitale a una determinata scadenza con un interesse annuo (la cosiddetta “cedola”). Rispetto alle azioni è un investimento a rischio ridotto perché meno soggetto alle montagne russe della Borsa. Ma non a rischio zero perché è sempre legato alle sorti finanziarie dell’emittente: si veda per tutti il caso Parmalat.

Gli elementi variabili di questo tipo di investimento sono:
• la durata: dopo quanto tempo scade l’obbligazione e si può ritornare in possesso del capitale;
• il tasso: può essere fisso (cioè stabilito all’emissione) o variabile (usando come riferimento un parametro di mercato di natura monetaria o finanziaria);
• la valuta: il bond può essere in euro o in valuta straniera se emesso da una società non appartenente all’euro-zona.

La combinazione di questi tre elementi incide molto sulla redditività di un titolo. Ad esempio un bond di lunga durata (decennale) offre un rendimento più alto ma immobilizza il capitale e risente maggiormente della variabilità dei tassi d’interesse. Un bond in dollari deve fare i conti, oltre con l’oscillazione dei tassi d’interesse, anche con quella dei tassi di cambio: un doppio fattore di rischio.

Il migliore è a tasso fisso e in euro. Secondo la rivista Soldi&Diritti la combinazione di fattori vincente per un investimento “tranquillo” è l’emissione in euro, il tasso fisso e la media durata:

• emissione in euro: mette al riparo dalle oscillazioni dei cambi. Con un’obbligazione in dollari, ad esempio, il capitale che viene restituito alla scadenza può essere maggiore o minore di quello investito a seconda che il dollaro nel frattempo si sia rivalutato o svalutato nei confronti dell’euro. Un fattore che aumenta il rischio;
• tasso fisso: consente di sapere fin dal momento della sottoscrizione il valore della cedola – questo tasso dà però la misura del rendimento effettivo solo se il titolo viene conservato fino alla scadenza;
• durata 5-7 anni: nonostante le offerte delle banche è meglio evitare titoli decennali perché, pur avendo cedole più alte, penalizzano il risparmiatore in caso di vendita anticipata. Infatti se il bond viene rivenduto prima, per calcolare il rendimento reale bisogna considerare la differenza tra il prezzo d’acquisto iniziale e quello di vendita. E se nel frattempo i tassi si sono alzati, per rivendere il bond, che in quel momento ha un rendimento più basso di quelli offerti dal mercato, si è costretti ad abbassare il prezzo.

Fonte: www.tradingborsa.info