Risarcimenti Banche venete; lo Stato non interverrà in aiuto agli azionisti

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Approvata la legge salva-risparmio dal Parlamento lo scorso 23 dicembre dopo il fallito aumento di capitale di Mps, è ora il momento delle banche venete.
La legge viene in aiuto delle banche in difficoltà, tra cui quelle venete, qualora mancassero l’aumento di capitale che andrà lanciato. Ma questo non è facile; è necessario che gli azionisti aderiscano alla transazione proposta dalle banche guidate da Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, per evitare strascichi legali da miliardi di euro — per il presunto inganno nella vendita delle azioni — che ne affosserebbero i bilanci per sempre.

A tal proposito, il professor Sabino Cassese, uno tra i maggiori giuristi italiani, giudice emerito della Corte Costituzionale, è sicuro che i vecchi azionisti non dovranno aspettare che lo Stato intervenga anche in loro aiuto.
Le sue parole sono chiare:

«Gli azionisti delle banche aiutate dello Stato devono evitare di darsi la zappa sui piedi e capire che la transazione offerta dalle banche per evitare contenziosi giudiziari non potrà realizzarsi con capitale pubblico e conviene accettarla»

Sulla questione delle banche venete sono state poste delle domande dirette a Sabino Cassese, queste le sue risposte.

Professor Cassese, che idea si è fatto dell’intervento del governo sulle banche?

«Secondo me è un ottimo compromesso tra tutela del risparmio bancario e rispetto del principio europeo di divieto di aiuti di Stato, regolato per le banche nel 2014.
La legge introduce due tipi di intervento: una garanzia statale sulle obbligazioni di nuova emissione e un intervento di rafforzamento patrimoniale con l’emissione di
nuove azioni che sono sottoscritte dal Tesoro.
Viene quindi escluso quello che c’è in mezzo: i vecchi azionisti, sui quali ricade il rischio. Se non fosse stato così, si sarebbe negata la premessa, cioè la direttiva sul Bail in secondo la quale il rischio deve essere sopportato innanzitutto dagli azionisti e dai creditori della banca. Insomma si è voluto evitare un salvataggio di Stato delle banche stile anni Trenta»

Ci sono però punti delicati aperti. Per esempio per la condivisione degli oneri (burden sharing), la Commissione Ue vorrebbe una conversione delle obbligazioni in azioni che carichi dì più il peso sui bondholder, per non premiare l’azzardo di chi ha comprato quei Bond a prezzi molto bassi.

«È tutto da discutere con Bruxelles: non solo il decreto legge è stato concordato a Bruxelles, ma esso prevede che le singole misure vengano concordate con Bruxelles proprio perché il corridoio in cui lo Stato può muoversi è molto stretto. Il punto fondamentale è che non ci possono essere sostegni ai soci precedenti, perché violerebbero il principio europeo del divieto di aiuti di Stato»

Ma se i soci di Popolare di Vicenza e Veneto Banca non accettassero la proposta di transazione, potrebbero poi ottenere qualcosa dallo Stato azionista?

«In base alle norme europee e nazionali, la transazione proposta comunque non può essere fatta con risorse statali, perché finirebbe per violare il divieto di aiuti. Ma i soci potranno avvantaggiarsi del miglioramento delle condizioni della banca. Se gli azionisti collaborano, si ritroveranno con un titolo che potrà valorizzarsi. Viene stimolato il principio di cointeressenza che è implicito nelle norme»

Ma chi impedirà ai soci di fare comunque causa alla banca in mano allo Stato?

«Se arriva lo Stato, la quota diminuisce di valore, a causa dell’aumento di capitale. E non si potrà dire: c’è una falla nella barca ma sono contento che si allarghi perché verranno a salvarmi con una nave da crociera. Un comportamento razionale suggerisce di fare di tutto perché la falla si tappi e la nave non affondi, anche perché la nave da crociera non c’è»

La Fondazione Roi si rinnovare con il nuovo Cda guidato da Giovanni Diamanti

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Dopo una stagione contrassegnata da silenzi, polemiche, lettere e annunci, la Fondazione Roi* volta pagina e insedia il nuovo Cda guidato da Giovanni Diamanti. Un appuntamento contrassegnato da pratiche di rito ma anche di sorprese perché all’orizzonte, per la Fondazione, c’è anche la proposta transattiva di Banca popolare di Vicenza che riguarda poco meno di mezzo milione di azioni possedute dall’ente di mecenatismo culturale.

E il Comune, in questo senso, va in pressing, queste le parole del assessore alla Crescita, Jacopo Bulgarini d’EIci:

«La Fondazione è autonoma in tutto e per tutto ma credo che per l’ente non ci sia altra strada se non quella di accettare la proposta dell’istituto di credito»

Insomma, il motore della Roi va rimesso in moto, è a questo che guarda l’amministrazione comunale all’alba dell’era Diamanti.
Il sociologo, saggista e professore universitario è stato designato lo scorso 12 dicembre alla guida della Fondazione creata dal marchese Giuseppe Roi con lo scopo di «sostenere e promuovere i musei civici di Vicenza» e in particolare Palazzo Chiericati.

Diamanti arriva a guidare l’ente dopo che il suo predecessore, Gianni Zonin, l’ha lasciata la scorsa primavera, dimettendosi nel pieno della polemica nata attorno alle 510 mila azioni della Popolare e della Roi e dunque soggette alla svalutazione dei titoli stessi, con una perdita – a bilancio – di circa 30 milioni di euro.

Il caso ha tenuto banco per oltre un anno fra polemiche, lettere, esposti presentati da personalità cittadine. Lo scorso autunno sono giunte le dimissioni del cda della Roi guidato dall’ora vicepresidente Marino Breganze e poi, a dicembre, la nomina dei tre nuovi consiglieri da parte di Banca popolare di Vicenza (per statuto incaricata a nominare tre consiglieri su sette): i volti nuovi sono quelli di Diamanti (indicato come presidente), Andrea Valmarana (dottore commercialista e revisore contabile) e Giovanna Crossato (giornalista e critica d’arte). A loro si affiancheranno anche gli altri quattro membri già in carica, ovvero monsignor Francesco Gasparini (direttore del museo diocesano), Emilio Alberti (progettista del restauro di Palazzo Chiericati), Giovanna Rossi di Schio e Giovanni Villa, membro di diritto in veste di direttore scientifico del Chiericati.

Dopo la nomina del presidente e vice, con la seconda carica ancora da definire, sono più chiare le intenzioni della Fondazione in merito alla proposta transattiva avanzata ai soci da parte di Bpvi (9 euro ad azione e rinuncia alla causa).

*La Fondazione Roi è uno dei punti di riferimento per il mecenatismo culturale di Vicenza. È stata voluta dal marchese Giuseppe «Boso» Roi nel 1988 per sostenere
progetti culturali, in particolari quelli di Palazzo Chiericati 510mila azioni della Bpvi.